Ongaro Alberto - 2004 - La taverna del doge Loredan by Ongaro Alberto

Ongaro Alberto - 2004 - La taverna del doge Loredan by Ongaro Alberto

autore:Ongaro Alberto
La lingua: ita
Format: mobi, epub
Tags: General, Fiction
ISBN: 9788858502419
editore: Edizioni Piemme
pubblicato: 2010-11-30T23:00:00+00:00


un luogo sacro, da un viaggio dentro una memoria dolorosa.

Che banalità, sospira l'altro. Scommetterei la testa, continua

Schultz senza dargli retta, che tra poco scopriremo che

Bertotto è morto. Cosa vuoi che gliene importi di Bertotto

dopo tutti questi anni, scatta l'altro, e poi non era te che

amava? Schultz muove la testa piano. No, dice, no. Lei

obbediva alle convenzioni del suo tempo e delle donne come

lei. Amano una volta sola, da adolescenti, giovani e aitanti

calzolai. Possono andare a letto con mille uomini ma è sempre

al calzolaio che continuano a pensare. Come dice Jacob il loro

cuore batte in sincronia con i suoi colpi di martello. . Perché,

dice Schultz, forse lei non era una persona ma un

personaggio, perduto di vista o dimenticato fra Zurigo e

Lugano da qualcuno, un autore distratto, disattento. Non per

niente l'ho incontrata a bordo di un treno espresso, noto

luogo romanzesco dove abitualmente i viaggiatori perdono o

dimenticano oggetti personali, libri, valigie, ombrelli e, perché

no, pensieri, sogni, fantasie. Un giorno glielo dissi e lei ne fu

colpita, arrossì, impallidì come se l'avessi smascherata. . Ma

di' la verità, lo aggredisce Paso Doble, l'hai mai amata

veramente o te ne sei servito per una tua stronza

drammaturgia privata? Perché, come dicono Dick e Severino

quella donna era davvero una festa della carne. E non soltanto

quello. Era la yoni superumida del mondo occidentale, la

pozza dei miracoli di Santa Impudicizia, la Madonna dei Treni

Espressi. Era forse anche una gran troia. Schultz diventa

improvvisamente pallido. Non ti devo alcuna spiegazione,

dice. Ma l'aggressione dell'altro tende a riportarlo indietro al

giorno in cui tornato a casa non l'ha più trovata. La sua vita

congelata attorno a una esperienza. Schultz tenta di resistere

al ricordo che lo invade. Non è quello il momento di riportarlo

a galla. O forse, più semplicemente, non vuol parlarne. Sono

affari suoi. Lascia passare qualche istante. Nondimeno, dice, è

vero che un giorno glielo dissi e lei ne fu colpita come se

l'avessi smascherata. E lei, domanda l'altro, lei che cosa ti

rispose? Che era stata lasciata lì apposta, dice Schultz, a bordo

di quel treno, in attesa che io arrivassi. E ricomincia a leggere.

Inoltre qualcosa mi diceva che Nina era lì, non lontana, nascosta in

qualche luogo assieme al gentiluomo sconosciuto che forse non era

scaturito soltanto dal mio bisogno di vivere ma anche da una oscura e

fulminea percezione da parte mia della sua esistenza. Diedi un'occhiata

in giro e adesso potei vedere quello che la mia cat ura mi aveva

impedito di vedere prima: la locanda Manfrin dove Nina era nata e

cresciuta. Era una locanda modesta ma non priva di una certa

popolaresca eleganza, le scale di legno di quercia rivestite da tappeti, le

pareti coperte da arazzi rappresentanti scene di vita delle isole della

laguna, poltroncine di cuoio nella hall, camere minute ma provviste di

tut o ciò di cui le camere hanno bisogno per essere confortevoli, una

sala da pranzo con una ventina di tavoli. Ma tranne gli uomini di Fielding

non si vedeva nessuno di cui si potesse dire che faceva parte del

personale della locanda o che fosse un visitatore di passaggio o un

ospite permanente. Il piccolo albergo pareva dominio di quel gruppet o di

inglesi cef uti e arroganti che formavano la guardia del corpo di Fielding.



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